A Milano, al terzo piano di una palazzina Anni Trenta, architettura e ricerca hanno realizzato “POSThome”: una residenza universitaria che abbraccia tutte le tendenze del vivere contemporaneo in epoca post-covid.
In tempi recenti, mai come quest’anno, gli spazi dell’abitare sono stati sotto la lente di ingrandimento di architettura e ricerca – e lo sapevamo che prima o poi le due materie si sarebbero unite per realizzare case modello che abbracciassero tutte le nuove tendenze del vivere. Perché la casa, oltre a ospitare tutte le funzioni che col tempo avevamo delegato alla città, si è anche improvvisata nelle vesti di ufficio, realizzando uno spazio pronto ad accogliere l’home working insieme a tutte le altre attività domestiche: dormire, mangiare o leggere un buon libro. Si è a lungo parlato di tutto questo – e ancora se ne parlerà -, ma Claudia Campone, fondatrice dello studio ThirtyOne Design e Paolo Milani, professore ordinario di Fisica della Materia presso l’Università degli Studi di Milano e direttore del CIMaINa (Centro Interdisciplinare Materiali e Interfacce Nanostrutturati), hanno aperto una collaborazione che ha dato vita a POSThome: una residenza ideale da vivere dopo la pandemia e pensata per ospitare ricerche e ricercatori in via Teodosio, 15 a Milano.
“Nasce a Milano una rete tra strutture d’eccellenza in cui tecnologia, design, industria e salute partecipano e interagiscono per costruire la trama di un nuovo tessuto urbano. La partnership del CIMaINa con POSThome permetterà di rendere l’offerta formativa e tecnologica estremamente interessante per ospitare ricercatori dall’estero e confermare Milano come polo d’attrazione internazionale”, ha dichiarato Paolo Milani. Da aprile 2021 la medicina d’avanguardia avrà casa lì, perché researcher post-doc e phd internazionali impegnati al CIMaINa abiteranno questi spazi multifunzionali, tirando le fila dei loro progetti di ricerca per lo sviluppo di materiali e tecnologie di stampa 3D specializzate in interventi chirurgici.
Dalla cucina agli spazi privati, il progetto si concretizza su linee di colori accesi e su scelte di mobili attenti al dettaglio. La camera sintetizza home working e riposo, riservando una nicchia pensata per lo studio e un letto costruito ad hoc affinché sia multitasking ma intimo. Questo stesso spazio si avvale anche di una mini-gym personalizzata, con un tappeto utile a svolgere gli esercizi dentro casa per mantenersi in forma e arricchire lo spirito con il movimento fisico.
L’idea abbraccia la progettualità, sviluppando uno spazio che si possa vivere a trecentosessanta gradi. Così gli studenti dell’Università vivranno una residenza che abbraccia innovazione e un design che risponde alla new normality. Oltre a essere abitata, durante il mese di aprile POSThome sarà la sede di un workshop tematico per i corsisti del Triennio in Design e dei Bienni in Interior Design e Product and Service Design di NABA, Nuova Accademia di Belle Arti. A guidarli ci sarà Claudio Larcher (NABA Design Area leader), che ha dichiarato: “È il momento di progettare il nostro futuro e la responsabilità di immaginarlo è giusto che venga data ai giovani designer, protagonisti in prima persona del mondo che verrà. Il workshop presso POSThome, intitolato Scenari post pandemici, darà la possibilità ai nostri studenti di visualizzare i diversi spazi del futuro prossimo: il privato, il pubblico, il lavoro e il tempo libero”. Per dirlo con le parole di Claudia Campone: “POSThome sta compiendo un’evoluzione trasformandosi in una piattaforma capace di accogliere le diverse eccellenze del territorio, rendendo lo spazio da una parte abitato dall’altro un vero e proprio laboratorio cittadino”.
Fonte: Elle Decor
Foto: Chiara Cadeddu